martedì 24 settembre 2013

Appello al Presidente



Ciò che temevo, alla fine è accaduto.....nella maniera più socialista possibile.

In un mio post precedente, invitavo il Presidente Moratti, a eclissarsi, a ritornare nell’anonimato, a distaccarsi dal mondo terreno e vivere la sua vita in quel lembo di civiltà che meglio si confà alla sua caratura sociale. Ma lui no, non mi ha voluto ascoltare.
Domenica al Mapei Stadium (questi nomi frutto solo del delirio di onnipotenza dei presidenti), mentre la F.C. Internazionale maciullava gli avversari sul campo da gioco, in tribuna il Presidente si è palesato come mai avrei voluto vederlo. In questi anni ci ha sempre abituato a sfoggiare i suoi abiti sartoriali con annessa Marinella d’ordinanza, lo sguardo fiero del comandante che osserva il suo giocattolino. Ed ecco che invece in una tiepida mattinata di settembre al primo goal, le telecamere puntano in tribuna ed appare lui. L’abito solo un lontano ricordo, la Marinella volatilizzata. 

Il Presidente si alza un attimo in piedi ad applaudire i suoi beniamini sfoggiando un triste maglioncino color cammello su camicia celeste sbottonata al collo. Ci nega il suo saluto papale, e dopo un timido applauso ritorna mesto a sedersi come uno qualunque. In quel momento, anche se felice per il goal, sia io, che lui abbiamo pensato: ora si che è proprio finito tutto. Il Massimo, imprenditore della Milano che conta, fisico e portamento da Bauscia, non esiste più e preferisce regalare al mondo la sua nuova immagine.


Eccolo quindi, trascurato nello stile, assomigliare più a Kim Jong-il, che furtivamente saluta la sua armata prima di riporsi nei ranghi e lasciare gli onori al figlio. Anche la signora Milly, è entrata a pieno nella parte. Benché non abbia mai sfoggiato abiti di pregevole fattura, la first lady questa domenica ha proprio esagerato immedesimandosi più del dovuto nella parte di chi ha scelto di fare un passo indietro. Su di lei cascante un abito smunto, slargato, dal taglio sovietico come neanche alla Caritas accettano più. Presidente non meritiamo tutto questo!

Intanto la squadra continua ad ostentare superiorità di gioco spappolando gia alla quarta giornata le speranze di salvezza del Sassuolo. Il Presidente in tribuna sempre più triste, più trincerato nel suo cappotto. La coppia che anni prima gaudente si abbraccia nella notte di Madrid, ora assomiglia più ad Honecker e consorte nei giorni prima della caduta del muro. Sullo 0 a 7, neanche più un sorriso. La realtà, la cruda realtà: 18 anni di potere giungono al crepuscolo. Persino Ceacescu sceso dal carrarmato dei rivoltosi, prima di essere processato, aveva un’aria più disinvolta ed arrogante.


Cosi si chiudono 18 anni di socialismo calcistico fatto di sterili pomposi proclami di regime e condito dal romanticismo di chi si accontenta di seguire quell’utopica visione di veder un giorno la bandiera nerazzurra sventolare vittoriosa su tutti i campi del mondo.
 
Tutti gli ideali che hanno indirizzato il nostro onesto cammino, tutti i momenti felici trascorsi insieme ad inseguire questo sogno, per un attimo fulgidi sono apparsi innanzi a nostri occhi. Con stoico spirito da minatore di Usinskaja, Alvarez si libera di due servi del capitalismo padano piu becero, ed offre al compagno, a digiuno dopo mesi di sofferenza, la palla del goal. Milito segna, Madrid e' piu vicina. I compagni accorrono a festeggiare l'eroe delle vittorie piu belle, e tu per un attimo ricordantoti dei momenti che furono, hai alzato morigeratamente la mano....indicandoci la via da seguire.


 

Ora temo di ritornare a Milano. Lo temo davvero. Non voglio correre il rischio, mentre passeggio di incontrarlo lì per strada, innanzi ad un cantiere a commentare con altri vecchietti.



Comunque grazie Massimo.

Il Bauscia

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