domenica 21 settembre 2014

Della superiorità dei prati inglesi. Ovvero, il mio addio a Cambiasso

Quando il Cuchu si avvento sulla ribattuta di un difensore del Chelsea sulla prima conclusione ero già quasi in piedi sulla sedia.

Per una serie di eventi apparentemente inspiegabili ero in un pub vicino Santa Maria Novella a Firenze, subito dopo un Fiorentina-Milan che avevo visto dal vivo.

Il cuchu si aventò sulla palla con talmente tanta cattiveria e convinzione che Cech rimase immobile e il cameramen riusci a deviare l'inquadratura che la palla era già entrata. Saltai sulla sedia e mi lanciai da solo in un urlo con tutta la voce che avevo in corpo. 
Cristo, stavamo dominando contro una squadra fortissima e avevamo preso un gol assurdo, con papera di Julione che giocava con un setto nasale devastato e gli occhi neri per l'incidente fatto in Lamborghini nel tunnel di San Siro (da solo) qualche giorno prima.
Delle circa 50 persone in quel pub, fui l'unico ad esultare. Nei secondi immediatamente dopo cercai di ricordare che tipo di rapporti potessero esserci tra i tifosi della Fiorentina e dell'Inter, ma in ogni caso ero accompagnato da mio fratello, un allora diciassettenne con sciarpa viola che si era fatto amici tutti i tifosi intorno al nostro tavolo, maledicendo nell'ordine: la sfiga, Donadel, l'arbitro Rosetti.

Mi salvai.

Il Cuchu, che come tutti i giocatori di quella razza lì, non sviolina, inchina, aeroplanina, ciuccia, eccetera eccetera, spalancò le ali, gli occhi e gridando GOOOOOOOOOOL con tutto il fiato che aveva in corpo e si lanciò sul prato di San Siro zappandolo pesantemente e rischiando entrambi i crociati.

Ecco, Cambiasso era questo. Sarebbero centianaia le partite da ricordare, però questa è speciale. Per come l'ho vissuta io, la conservo con il miglior ricordo del Cuchu.

Arrivato a parametro zero dal Real Madrid, è stato indubbiamente un dei più grandi giocatori circolati a San Siro negli ultimi anni. 10 per la precisione all'Inter.
Per il ruolo in cui giocavo io, lui e Diego Pablo Simeone, sono stati i miei idoli indiscussi, da quanto ho età per capire qualcosa di calcio. Per anni ho platealmente affermato che il mio primo figlio si chiamerà Esteban. Il mio nickname, per l'ultimo, è lì a dimostrarlo.

Esteban è stato il saluto più triste dei quattro nella partita contro il Chievo. Tra Zanetti, Milito e Samuel era l'unico che l'anno scorso aveva ancora i gradi da titolare e certamente è stato il centrocampista che nella mediocrità inenarrabile (Taider, Mudingay, Kuzmanovic..) della linea si è difeso con dignità, soprattutto nelle prime 10-15 giornate. 

Però poi niente. Ha raccontato di una chiamata prima di Chievo-Inter e dell'annuncio della società. Non è una questione di soldi perchè prima ancora di ridiscutere i tuoi 4 milioni netti, noi abbiamo deciso che ok, grazie di tutto, è stato bello, ciao.

Io, e credo molti altri tifosi, non ce l'aspettavamo. Doveva essere il capitano e fare una uscita alla Zanetti fra un paio di anni. Poteva starci.

Invece niente.
L'addio a Verona, così dopo una partita di merda contro il Chievo.
Un pò di polemiche, un'intervista in cui ci dichiarava amore e diceva che sarebbe andato al Leicester, perchè in Italia non avrebbe mai potuto giocare contro l'Inter.
E poi diciamolo, chi cazzo ti da quei soldi in Italia tra le squadre tristissime di metà classifica?

Insomma, un addio, in un momento di spaesamento generale (capitano Ranocchia ?!?!) che ha lasciato tutti con un magone.

Poi però oggi eccola lì la notizia in Livescore. 
Leicester-Manchester 5-3

Ma dai!

Ma ha segnato Cambiasso?
Sì.

Un rapido giro su youtube ed eccolo qui, ad avventarsi a 33 anni su un pallone vagante con una foga allucinante e anticipare avversari, compagni e volontà divina.
A sparare la palla in fondo al sacco e a sfogare l'esultanza classica.

Senza però stavolta arare il terreno, si sa in Inghilterra i campi sono perfetti.

Con colpevole e ritardo e solo adesso che abbiamo potuto elaborare la perdita, ciao Cuchu!





GodEsteban 

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