Maggio è un mese un po’ speciale. Il profumo
dell’estate si fa più vivo, la scuola sta per finire, è tempo di arrivederci.
Mese in cui l’italiano sub-medio che alberga in ognuno di noi vive un dramma
interiore. Se da un lato, s’iniziano ad intravedere le prime caviglie fini ed
accavallamenti degni di nota, dall’altro l’Homus Peronis sa che la solitudine lo
accompagnerà in interminabili weekend. Per tre lunghi mesi, la sua fedele e
stronza compagna sarà dissolta nel nulla, di lei avrà solo vaghe notizie riportate
da feticisti del microfono come Pistocchi o Bargigia.
Ieri, per noi interisti c’è stato
l’arrivederci…..e poco importa se domenica saremo di nuovo in campo.
L’atmosfera che c’era a San Siro ha sancito il triplice fischio sulla stagione
e su un’epoca. Non solo per noi, ma credo per tutti quelli che amano il calcio.
Una delle ultime bandiere ci ha salutato, e l’ha fatto come neanche Nino
d’Angelo avrebbe potuto orchestrarlo. Terminiamo una stagione balorda, ma ieri
sera…..” Damn it feels good to be an interista”. All’ingresso del capitano,
Canary Wharf applaude….e poco importa sentirsi un pirla nel mentre. Quei
quadricipiti, quella fascia, quel ciuffo sono stati per 20 anni certezze
inossidabili. Nelle rughe di quel volto, ieri, noi interisti abbiamo rivissuto
le nostre delusioni, sentito il palpito delle nostre coronarie ormai ostruite
da birra e noccioline, abbiamo rivisto volti di gentaglia che si dileguava con
gli anni mentre lui era ancora li. La videocamera si allontana, le rughe
scompaiono, ora quello sguardo argentino, delineato da un ispirante ciuffo,
sorretto da una fiera postura, ostenta al mondo chi siamo davvero. Ad un
tratto, scompaiono le polemiche, le amarezze, gli sfotto. Ora sento in
sottofondo la voce di Pizzul che si esalta al goal di Javier in finale di Coppa
Uefa.....
.......mi rimbomba la trance agonistica di Massimo Marianella quando il capitano
alza al cielo la Coppa più bella
…. Javier è commosso, San Siro un’orgia di
amore per un campione, un campione vero. Atleta ineccepibile, mai una polemica,
mai un’illazione sul suo conto, nulla….oserei dire quasi stucchevole. Non è
insomma quel giocatore che ti fa sognare, che ti fa soffrire……Javier è come un
papà….. è incondizionatamente li a volerti bene. Poco importa se non hai la sua
maglia, poco importa che il tuo beniamino è il Ronaldo, il Recoba, il
Djorkaeff, il Baggio, il Vieri, l’Adriano, l’Ibraimovic, l’Etoo, il Johnatan di
turno….Zanetti è sempre lì, inamovibile, pronto a dirti che ti ama e a
difendere i colori che condividiamo. Capitano di tanti trionfi, fiero
combattente in ancora più sconfitte….. Ieri quando al minuto 7 del secondo
tempo, entra in campo, lucidamente realizzo: è tutto finito! In quello swap tra
presente e passato, entra il nostro passato Zanetti, esce il nostro futuro
Johnatan e capisci che ora non può che arrivare il peggio. I versi
dell’Apocalisse prendono senso….. l’interista, sublimazione del
tafazzismo più poetico, inizia a struggersi…. Ammetti a te stesso che su quella fascia, su cui un 41 enne sta seminando terrore portando a spasso
venticinquenni come una signora porta i suoi carlini a cagare in via
Montenapoleone, ci sarà il vuoto. Non ci si gaserà più con l’ululato di San
Siro ad ogni falcata del El Tractor, ma solo fischi ed insulti per colui che
proprio nel cambio di ieri sera, ha raggiunto l’apice della sua carriera.
Insomma è proprio finita un’ epoca. Ultima bandiera di un calcio fatto di puro
machismo e pohnature irreprensibili. Ultima bandiera di un calcio romantico
come è stato quello che l’Inter
ha regalato al mondo. E mi spiace per voi, che avete abbracciato altri colori,
preferendo effimere gioie e illusioni….
Ma ieri Javier ha ribadito al mondo,
col pugno sul cuore, e col braccio teso al cielo: Grazie a Dio, sono interista!
Il Bauscia
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